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Il cosiddetto “blocco del dimagrimento” si pone come uno dei problemi principali nella gestione del peso corporeo in pazienti che seguono una dieta ipocalorica. Questo fenomeno riserva spesso ai professionisti della nutrizione problematiche da fronteggiare che talvolta sono di difficile soluzione.
Il raggiungimento del plateau nella perdita di peso è un fenomeno in cui la perdita di peso si arresta nonostante il paziente rispetti rigorosamente il piano alimentare proposto dallo specialista e nonostante pratichi abitualmente esercizio fisico. Generalmente il paziente che si trova nella fase di blocco della perdita di peso durante un trattamento dietoterapico riferisce al professionista delle frasi tipiche, quali ad esempio: “Dottore, penso che il mio metabolismo si sia bloccato” oppure “Non dimagrisco più: il metabolismo si è rallentato”. Nessuna di queste affermazioni è propriamente corretta.
In effetti il metabolismo non si blocca ne rallenta, semplicemente si adatta.
Il blocco della perdita di peso è un fenomeno che è stato ampiamente studiato nel corso degli anni grazie a numerosi lavori di letteratura scientifica che hanno analizzato i meccanismi fisiologici e biochimici che conducono a tale condizione. Cerchiamo di capire quali sono le cause di questo fenomeno e quali potrebbero essere le principali soluzioni che possono aiutare a superare l’interruzione del dimagrimento.
Cause principali del blocco del dimagrimento
Non esiste una sola causa che conduce al Plateu nella diminuzione del peso corporeo durante una dieta ma possono coesistere più cause che, simultaneamente, agiscono instaurando questa condizione nel paziente. Vediamo le cause più comuni facendoci come sempre supportare dalla letteratura scientifica sul tema.
Che cos’è l’Adattamento Metabolico nel Plateu del dimagrimento?
L’adattamento metabolico è una risposta fisiologica alla restrizione calorica prolungata. In questa condizione il metabolismo basale non si blocca ne rallenta, semplicemente si adatta alla nuova condizione fisiologica (dieta ipocalorica e esercizio fisico) per cercare di conservare energia. Si tratta di un fenomeno che si riferisce alla capacità del nostro organismo di ridurre il metabolismo basale con l’obiettivo di mantenere un equilibrio energetico conservando l’energia disponibile. L’adattamento metabolico include anche la termogenesi adattativa ossia la produzione di calore in risposta all’assunzione di alimenti (termogenesi post-alimentare) che contribuisce a mantenere un equilibrio nel peso corporeo dissipando l’eccesso di energia introdotta con gli alimenti sottoforma di energia termica (calore). La riduzione della termogenesi adattativa durante una dieta ipocalorica riduce la spesa energetica totale giornaliera (TDEE) rendendo più difficile il mantenimento del dimagrimento ottenuto o le ulteriori perdite di peso. In uno studio pubblicato su Nature si è visto che l’80% delle persone che hanno ottenuto un dimagrimento recuperano il peso perso anche a causa di questo fenomeno specifico.
La Perdita di Massa Muscolare nel blocco del dimagrimento
La perdita di massa muscolare è una delle principali “complicazioni” della restrizione calorica che possono verificarsi durante una dieta. Questo fenomeno comporta una modifica sostanziale della composizione corporea ma, soprattutto, ha impatto sul metabolismo basale (BMR) rendendo più difficile per il paziente continuare a perdere peso. Di fatto la perdita di massa muscolare è uno dei fattori maggiormente responsabili del blocco del dimagrimento. Questo è stato confermato da diversi studi come quello pubblicato da Stiegler et al. nel 2006 (Ref) e quello pubblicato da Cava et al. nel 2018 (Ref) che ha dimostrato che le diete ipocaloriche possono condurre alla perdita di massa magra che però può essere mitigata dall’integrazione di esercizi di resistenza.
Sappiamo che la massa muscolare è costituita da tessuti che sono metabolicamente attivi e che richiedono energia per il loro funzionamento. Durante una dieta ipocalorica l’organismo può utilizzare sia l’energia che arriva dalle riserve di grasso sia quella che arriva dalla massa muscolare (Ref). Questo può accadere o per aumento del catabolismo proteico (bilancio proteico negativo) volto a fornire amminoacidi utili alla gluconeogenesi oppure per ridotta sintesi proteica dovuta ad una dieta ipocalorica con apporto proteico insufficiente (Ref).
La riduzione del metabolismo basale non è l’unica implicazione clinica che la perdita di massa muscolare comporta. In effetti tra gli effetti di questo fenomeno può esserci anche la perdita di forza fisica e funzionalità muscolare influenzando negativamente la qualità della vita del paziente e, in casi di pazienti con patologie o di anziani, determinando un alto rischio di generare o peggiorare la condizione di sarcopenia. Infine la perdita di massa muscolare può contribuire al recupero del peso al termine della dieta facilitando l’accumulo di grasso anche a causa del rallentamento del BMR.
Alterazioni Ormonali e ruolo nello stallo del peso
Durante una dietoterapia alcuni ormoni regolatori della fame e della sazietà (es. leptina, grelina) subiscono variazioni rilevanti influenzando il controllo dell’appetito e l’omeostasi energetica. Molti studi hanno indagato il ruolo degli ormoni nel mantenimento del peso corporeo e nella possibilità di contrastare il blocco del dimagrimento durante una dietoterapia prolungata. Uno studio di Sumithran et al. del 2011 ha studiato 50 pazienti in sovrappeso o obesi (senza diabete) in un programma dietoterapico della durata di 10 settimane con una dieta fortemente ipocalorica. I pazienti sono stati monitorati prima dell’inizio della dieta, a 10 settimane (dopo il completamento del programma dietoterapico stabilito) e a 62 settimane analizzando i livelli circolanti di molti ormoni tra cui leptina, grelina, peptide YY. Le analisi dello studio hanno evidenziato che la perdita di peso determina variazioni degli ormoni regolatori della fame quali un aumento della grelina e una diminuzione della leptina contribuendo al recupero del peso perduto anche a causa di un aumento significativo dell’appetito soggettivo.
Più o meno alle stesse conclusioni arriva uno studio condotto da Rosenbaum et al. in cui si evidenzia che la diminuzione dei livelli circolanti di Leptina dopo la perdita di peso sono associati ad un aumento dell’appetito e a una riduzione della termogenesi rendendo difficile il mantenimento del peso perduto.
Ruolo della Ritenzione Idrica
La ritenzione idrica è un fenomeno che può semplicemente complicare il monitoraggio della perdita di peso nel paziente in quanto può mascherare la reale perdita di grasso corporeo.
Essa si verifica quando nei tessuti corporei si accumula un eccesso di liquidi causando tutti i disturbi tipici della ritenzione idrica quali soprattutto gonfiore e un aumento temporaneo del peso corporeo.
Alcuni ormoni come il cortisolo possono avere un ruolo nella regolazione del bilancio idrico: nello specifico il cortisolo tende ad aumentare la ritenzione di sodio e acqua (Ref) cosa che può essere più facilmente rilevabile quando si rilevano elevati livelli di cortisolo a causa di stress cronico (anche indotto da diete prolungate e ripetute).
Oltre alle cause specificatamente biochimiche responsabili dello stallo nella perdita di peso dopo un certo periodo di trattamento dietetico ci sono ulteriori cause che contribuiscono a questa condizione che sono invece maggiormente attinenti alla sfera comportamentale del paziente.
Il Ruolo delle Calorie Nascoste
Le “Calorie Nascoste” rappresentano un’insidia nella perdita di peso e possono annoverarsi tra le cause del fenomeno del blocco del dimagrimento durante una dieta prolungata.
Stiamo parlando di piccoli spuntini non previsti nel piano alimentare stabilito oppure porzioni più grandi del previsto oppure aumento delle quantità di cibi erroneamente percepiti come “sani” dai pazienti. Tutto questo, se ripetuto durante il periodo di dietoterapia, può ostacolare i progressi nella perdita di peso.
Questi aspetti comportamentali dei pazienti durante un regime alimentare dietetico e ipocalorico sono molto interessanti e sono stati affrontati in alcuni lavori scientifici che vala la pena citare. Lichtman et al. in uno studio pubblicato nel 1992 avevano già dimostrato che esiste una certa discrepanza tra l’assunzione calorica dichiarata e quella effettiva nei pazienti obesi (l’assunzione calorica riportata era in media del 17% inferiore rispetto a quella effettiva). Questo studio ha dimostrato che i pazienti tendevano a sottostimare l’apporto calorico sovrastimando, tra l’altro, il livello di attività fisica svolta conducendo così ad una percezione totalmente errata del bilancio energetico.
Come affrontare il blocco del dimagrimento?
Il raggiungimento del Plateau nella perdita di peso rappresenta un passaggio inevitabile durante lunghe diete ipocaloriche. Analizzarne le cause e ipotizzare possibili soluzioni è dunque fondamentale per il biologo nutrizionista che si ritrova a dover rassicurare, tranquillizzare e motivare il paziente circa questo fenomeno.
Se la domanda è come affrontare lo stallo del peso durante una dieta di un paziente dobbiamo subito stabilire che la risposta non è univoca ma che possiamo proporre una serie di considerazioni che probabilmente aiutano ad agire in maniera corretta e a formulare risposte concrete per il paziente.
Iniziamo con il dire al paziente che il “Blocco del Metabolismo” non esiste!
Una strategia utile può essere infatti proprio quella di educare il paziente alla conoscenza del problema. Quando il paziente afferma di avere il “metabolismo bloccato” oppure il “metabolismo lento” diciamogli chiaramente come stanno le cose e spieghiamo al paziente che il metabolismo non si blocca ne rallenta ma si adatta alla dieta che sta facendo. A dire il vero il fatto che si presenti un rallentamento del dimagrimento sta a significare che il paziente sta conducendo seriamente la sua dietoterapia con risultati tangibili al punto che anche il suo organismo si sta adattando a questo. Sarebbe pertanto opportuno far guardare al paziente il problema sotto questo punto di vista maggiormente motivazionale e non farlo percepire semplicemente come l’ennesimo problema da affrontare.
Relativamente alla riduzione del metabolismo basale si può cercare di diminuire il fenomeno monitorando l’assunzione calorica giornaliera e modulando il piano alimentare in base al dispendio energetico del paziente. Può rendersi necessario ricalibrare l’apporto calorico per evitare un deficit eccessivo che potrebbe accentuare il problema (Ref).
Sarebbe opportuno, ove praticabile, consigliare al paziente di implementare esercizi di resistenza che possono aiutare a mantenere o aumentare la massa muscolare, quella cioè metabolicamente attiva in grado di contrastare la riduzione del metabolismo basale (Ref).
Un approccio multidisciplinare al paziente complesso è sempre la migliore soluzione per ottenere i risultati programmati. E’ necessario quindi sempre considerare la possibilità di inviare il paziente a specialisti come l’endocrinologo per valutazioni più approfondite delle cause dello stallo del peso persistente.
Contrastare la perdita di massa muscolare è un argomento molto dibattuto nell’ambito scientifco nutrizionale e su questo argomento ci sarebbe molto da scrivere ma in generale il consiglio principale è sempre quello di suggerire al paziente un piano di allenamento di resistenza per prevenire la perdita di massa muscolare.
Un maggiore apporto proteico, ove possibile, può aiutare a preservare la massa muscolare durante la perdita di peso e a promuovere la sazietà.
Uno studio (in verità abbastanza isolato che sicuramente richiede ulteriori conferme) ha suggerito che dividere l’apporto proteico in pasti frazionati durante la giornata può ottimizzare la sintesi e prevenire il catabolismo proteico.
La diminuzione dei livelli di sodio assunti giornalmente può essere utile nel ridurre la ritenzione idrica che, come abbiamo visto, è un fenomeno confondente sulla reale perdita di peso del paziente. Anche un aumento della capacità di gestione dello stress può aiutare in questo senso determinando una riduzione dei livelli di cortisolo circolante.
Anche se può sembrare controintuitivo idratarsi correttamente bevendo adeguate quantità di acqua può ridurre la ritenzione idrica. Una corretta idratazione infatti stimola la diuresi e quindi il rilascio dei liquidi in eccesso.
Ancora una volta l’educazione alimentare svolge un ruolo importantissimo nel trasferire al paziente concetti che non bisognerebbe mai considerare come “scontati”. Al fine di evitare il problema delle calorie nascoste è importante riferire al paziente di controllare e monitorare le “fonti caloriche” compresi snack (anche quelli dal paziente ritenuti sani, come ad esempio le noci e la frutta secca), bevande e condimenti.
Si può suggerire al paziente anche l’utilizzo di app conta calorie di cui oggi il web è pieno e che sono disponibili gratuitamente. Anche la pianificazione in anticipo dei pasti e degli snack può essere una strategia per evitare assunzioni caloriche non previste così come la preparazione in anticipo delle porzioni da consumare durante la giornata contribuisce a non strafare.